Da quando sia in medicina umana che veterinaria si accertò la validità della dialisi peritoneale come terapia dell'insufficienza renale acuta e cronica, si pose il problema, tuttora aperto, di creare un pratico e sicuro accesso al peritoneo ed una corretta metodica dialitica, sia per quanto riguarda le soluzioni, che le tecniche degli scambi.
L'accesso ideale al peritoneo dovrebbe avere:
1) Sicurezza dal punto di vista batteriologico, senza necessità di profilassi antibiotica;
2) Garanzia di efficiente drenaggio;
3) Biocompatibilità del materiale impiegato;
4) Facilità di impianto di connessione e di rimozione;
5) Basso costo.
Nessuno degli accessi per ora disponibili, possiede tali caratteristiche, ed in misura variabile ognuno di essi può dare luogo ad una serie di complicanze.
1) Ostruzione a senso unico che permette l'afflusso del liquido di dialisi ma non il deflusso;
2) Mal funzionamento per inginocchiamento del catetere;
3) Formazione di tappi di fibrina;
4) Infezione cutanea al di sopra o interno all'accesso;
5) Formazione di aderenze intestinali con rischio di perforazioni;
6) Infezione per via endocanicolare;
7) Dislocazione.
Fra tutte queste complicanze, la più comune è l'ostruzione a senso unico che nei nostri animali è provocata soprattutto dall'abbondante omento.
La posizione migliore per collocare il catetere sarebbe quindi tra la vescica e la parete del corpo, nel fondo caudale della parete addominale, perchè è la zona più distante dall'omento.
Per l'ostruzione da schiacciamento da parte di fecalomi, può essere risolta stimolando la peristalsi intestinale.
Per il coagulo di fibrina si può, a volte, prevenire con l'aggiunta di fibrinolitici al liquido di dialisi.
La perdita di liquido di dialisi attorno al catetere e l'infiltrazione del sottocutaneo, è un'evenienza abbastanza frequente della C.A.P.D., per il fatto che con questa metodica, la cavità addominale è costantemente piena di liquido di dialisi, che produce una elevata pressione endoaddominale.
Noi abbiamo sperimentato due sistemi di posizionamento del catetere e diversi tipi di cateteri. Abbiamo anche modificato in parte i cateteri usati nell'umano, allargando semplicemente i fori che, essendo piccoli, si ostruivano facilmente.
I due metodi sono: il tunnel percutaneo e il catetere rigido.
Il tunnel percutaneo dà sicuramente maggior garanzia di stabilità e funzionalità.
Trattandosi però nei nostri animali quasi sempre di terapie molto limitate nel tempo, abbiamo definitivamente optato per l'uso del catetere fisso-rigido, dato il suo più semplice e pratico impiego.
Per quanto riguarda la tecnica, benché si indichi con la sigla C.A.P.D., non è una tecnica che preveda un flusso continuo di liquido in peritoneo mediante doppi cateteri o cateteri a due vie.
La tecnica da noi adottata è intermittente e allunga i tempi di sosta del liquido stesso nel cavo peritoneale.
La C.A.P.D. è definita continua per il fatto che esercita una permanente depurazione ematica: è una tecnica particolare che può essere definita come a ritmo intermittente, ma a sequenza continua. Infatti è caratterizzata da:
a) Da ritmo intermittente del tipo ultra lento, con presenza di un lunghissimo tempo di sosta del liquido dialitico in peritoneo (2-4 ore);
b) Sequenza continua, nel senso che il trattamento in genere può durare 24 ore su 24 per alcuni giorni di seguito, tolto il tempo intercorrente tra lo svuotamento ed il riempimento successivo.
Come ho già in precedenza affermato, poco si sente parlare in medicina veterinaria di nuove tecniche di D.P. e vengono sempre consigliati tempi che si aggirano su 30'-40'.
Visto però che è da tutti riconosciuto che la permanenza del liquido in peritoneo non procura nessun danno, abbiamo provato a lasciarlo anche 2-3 ore, eseguendo prelievi di sangue ed esami con i risultati riportati in tabella I.
Evidentemente noi abbiamo impiegato la D.P. solo in caso di insufficienza renale acuta.
E' infatti impensabile, sia per le difficoltà che si incontrano, che per gli alti costi che si devono affrontare, sottoporre a questa terapia pazienti affetti da insufficienza renale cronica che necessitano di cure senza fine.


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